martedì 4 settembre 2007

Grido d'angoscia

Sono tormentato. Si sono scatenate mille domande, che mettono in discussione la mia vita e il mio modo di pensare, alle quali non so dare risposta.
E' incominciato stasera, quando, poco prima che uscissi dall'ufficio, un collega ha riferito di una riunione alla quale ha partecipato e la cosa che più mi ha colpito del suo racconto è l'arroganza, la prevaricazione e l'ingiustizia con cui molte persone trattano gli altri.
Nello scrivere queste righe avevo iniziato con l'esporre esempi su esempi, riguardanti molti aspetti della vita, ma mi sono reso conto che chiunque prova, o ha provato, sensazioni simili, probabilmente più volte. Così ho cancellato quell'inizio prolisso.
Ammettiamo anche che, con tali stati d'animo, si sia pessimisti oltre misura, ma non si può negare che l'ingiustizia, ad opera degli esseri umani, sia presente in larga misura, così come lo sia stata durante tutta la storia dell'umanità. E' anche facile stabilire che l'ingiustizia, seppur con espressioni diverse e in ambiti diversi, non sia né aumentata né diminuita, da quando l'essere umano ha mosso i primi passi.
Mi è venuto da pensare che sia connaturata nella natura umana, per quanto qualche individuo, con alterne fortune, abbia cercato di rimuoverla.
Con angoscia, allora, mi domando: quale via d'uscita c'è di fronte al male e all'ingiustizia, se vengono da dentro l'uomo? E' così un inferno l'esistenza?
La prima considerazione è dunque che, per quanto si possano modificare gli usi, le leggi e le società, per dare una risposta significativa al problema del male occorra modificare l'animo umano.
Ciò potrebbe essere fatto attraverso dei sistemi di pensiero, delle filosofie, delle religioni. Ve ne sono stati vari esempi nella nostra storia...
Cercando di affrontare il problema in maniera globale, potrei pensare che molte di queste filosofie e religioni potessero o possano modificare l'essere e l'agire.
Esse sono però tali che sia il singolo individuo a poter cambiare, ed esso poi possa sollecitare gli altri ad abbracciare gli stessi principi. La realtà ci insegna che, fino ad ora, non ci sono mai state filosofie e religioni che abbiano unito tutta l'umanità, anzi alcune di queste si pongono in netto contrasto con le altre, aumentando a volte l'ostilità.
Si potrebbe anche dire che nemmeno un valore sia o sia stato condiviso da tutta l'umanità insieme, pur nella diversità di pensiero.
Nemmeno uomini (e donne) di immensa statura sono riusciti a far accogliere un determinato messaggio in maniera universale: Gesù, Maometto, Buddha, Kant, Gandhi, Madre Teresa di Calcutta...
Un singolo individuo, dunque, potrebbe trovare la pace per sè, spostandosi in un determinato ambiente o comunità (o isolandosi) e rendendo la sua vita coerente.
Ma esiste una risposta globale al male e all'ingiustizia? E quale responsabilità ha il singolo individuo sul cammino di tutti gli altri verso la giustizia e l'eliminazione del male? E, nodo fondamentale, il male è univoco?
E' possibile, anzi probabile, che la risposta a questi interrogativi sia fuori dalla portata della ragione. Io, però, non riesco ad accettare che possa non esserci una Strada unica e definitiva, sebbene tutti i ragionamenti mi portino a pensare che il male sia inestirpabile dal mondo. E, in questo contesto, avanza in modo preoccupante l'idea, di per sè devastante, che la ragione sia limitata e, a completarla, le religioni non siano altro che un rifugio che l'uomo e la sua mente creano per poter dare risposta al problema del male.
Per quel che mi riguarda ho sollevato un bel polverone e, ad oggi, non riesco a vederci un'acca.

1 commento:

Unknown ha detto...

Urka che serataccia che hai passato.
Ti chiedi se il male sia interno all'uomo e se sia inestirpabile? La risposta probabilmente è sì (secondo me), in fondo lo sapevamo già da quando quei due fessi hanno mangiato la mela dando il via a tutto...
Sarebbe bello avere una ricetta globale per risolvere il problema, ma se anche chi ha incontrato personalmente Gesù lo ha poi messo in croce non riconoscendo in lui una persona straordinaria (quando non il Figlio di Dio), credo che non esista una via unica, ognuno è fatto a suo modo; probabilmente ognuno deve pensare al proprio comportamento e al limite cercare di tirare sulla "buona strada" almeno un'altra persona, trovando il metodo giusto per quella persona (tenedo presente che anche quelli dall'altra parte cercheranno di fare lo stesso).
L'idea di un mondo perfetto più che utopica mi sembra un po' spaventosa: in fondo qualche piccolo inganno, qualche delusione, qualche inciampo sono le cose che ti portano a migliorare sempre (mi viene in mente una citazione: "Bruce sai dirmi perchè cadiamo? Per imparare a rialzarci"); concludo con una citazione (un'altra): proprio ieri sera ho visto il film Matrix e ad un certo punto l'agente Smith dice: "Tu sapevi che la prima Matrix era stata progettata per essere un mondo umano ideale? Dove non si soffriva, e dove erano felici tutti quanti, e contenti. Fu un disastro. Nessuno si adattò a quel programma, andarono perduti interi raccolti. Tra noi ci fu chi pensò a... ad errori nel linguaggio di programmazione nel descrivere il vostro mondo ideale, ma io ritengo che, in quanto specie, il genere umano riconosca come propria una realtà di miseria e di sofferenza. Quello del mondo ideale era un sogno dal quale il vostro primitivo cervello cercava, si sforzava, di liberarsi. Ecco perché poi Matrix è stata riprogettata così."; certo è un'esagerazione, però...