martedì 2 ottobre 2007

Il coraggio

Che cos'è il coraggio? Perché si dovrebbe essere coraggiosi? Che male c'è nel non esserlo?

Una frase attribuita a Tucidide dice: "Sicuramente i più coraggiosi sono coloro che hanno la visione più chiara di ciò che li aspetta, così della gloria come del pericolo, e tuttavia l'affrontano".

In prima battuta mi sento in accordo con questo punto di vista. I requisiti che ne emergono sono, innanzitutto, l'aver coscienza delle situazioni e di sè e la responsabilità di ciò che si sceglie e si attua.
Entrambi mi sembrano approcci positivi. Soprattutto è importante la responsabilità ("...e tuttavia l'affrontano"), che fa parte del vivere in maniera adulta. Poi c'è la capacità di osservare in maniera critica ciò che ci sta intorno e ciò che c'è dentro noi stessi ("...hanno la visione più chiara di ciò che li aspetta...").
Prima domanda: la responsabilità la si ha o la si impara? Probabilmente tutte e due: dipende da come si cresce e dalla storia personale. Credo che lo stesso valga per la capacità di critica.
Ovviamente entrambe non sono semplici da imparare e ognuno sviluppa un proprio metro per osservare e con cui formulare e valutare la propria risposta.
Ne consegue dunque che il coraggio lo si possa imparare e coraggiosi lo si possa diventare.

Ma è meglio essere coraggiosi o è meglio non esserlo? Oppure è uguale? Perché? C'è una convenienza o è una questione morale? ...quante domande!

Francesco Guccini, nella canzone "Don Chisciotte", canta:

"Salta in piedi, Sancho, è tardi
non vorrai dormire ancora,
solo i cinici e i codardi
non si svegliano all'aurora:
per i primi è indifferenza
e disprezzo dei valori
e per gli altri è riluttanza
nei confronti dei doveri."

Da queste parole sembrerebbe che il coraggio sia un dovere.

Guccini non è certo La Verità, tuttavia spesso le persone sensibili, artisti e poeti, hanno una visione particolarmente ispirata e possono concorrere a creare gli ideali che, tanto per usare un'altra citazione, "sono come la stella polare: è irraggiungibile, ma indica la retta via".

Io non so se si debba essere coraggiosi, ma certo è significativo anche il modo con cui ci si esprime: SI DEVE/DOVREBBE essere coraggiosi, mentre SI PUO'/POTREBBE essere codardi.
Si attribuisce, cioé, un merito al coraggio e si vorrebbe non attribuire un demerito alla codardia. Sembra uno di quei modi che si trovano per autogiustificarsi o per dare conforto alle proprie miserie.
Saltando ad un argomento completamente diverso, questo mi fa pensare al problema religioso e mi suscita lo stesso effetto dell'idea di essersi creati un dio e una religione per trovare conforto in una vita difficile e non comprensibile.

Sono quanto mai confuso... questo è solo un "pensiero ad alta voce" e non ho certo la presunzione di trovare delle risposte o di affrontare un problema nel modo giusto.

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